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Tardo Agosto
Tardo Agosto
Immobili sagome di cavalli emergono a poco a poco dalle nebbie. L’arido sottobosco è bruciato dal fuoco. Il vento viene a spezzare via l’estate. Un elicottero porta l’acqua del mare a domare il fuoco alle porte della città. Intanto la camera segue, da lontano, quasi a non intromettersi troppo nella sua vita, il pastore nero che in un vecchio casolare prega il suo Dio, ara la terra riarsa prima dell’arrivo del temporale, ascolta la voce che gli annuncia la nascita di una figlia che non può vedere. Campi lunghi, inquadrature insistite, lenti movimenti di macchina e un ricco commento sonoro, senza una nota musicale e poche e lontane voci, ci immergono con prepotenza poetica nel paesaggio di un’isola ferita, la Sicilia.
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Sergio Gibellini
Lunghe inquadrature che lasciano il tempo per ascoltare i suoni ed immaginare. Immagini che raccontano storie che rimangono impresse.
Si ascolta il pastore parla al telefono con la sua compagna lontana e si sente il vagito di un bimbo. (Non conoscendo la sua lingua non si comprendeva, che era appena nata una figlia, non essendoci sottotitoli).
Il povero placido cane, gli animali, l’ambiente sono anche protagonisti.
Un modo di osservare il paesaggio, che abbiamo perduto, che non ci è più consentito, ma che potrebbe essere terapeutico.
Un lavoro anticonformista soprattutto pensando che i giovani registi probabilmente sono sempre stati bombardati da immagini di tutt’altro tipo.
Grazie ai registi ed a Zalab.
Lunghe inquadrature che lasciano il tempo per ascoltare i suoni ed immaginare. Immagini che raccontano storie che rimangono impresse.
Si ascolta il pastore parla al telefono con la sua compagna lontana e si sente il vagito di un bimbo. (Non conoscendo la sua lingua non si comprendeva, che era appena nata una figlia, non essendoci sottotitoli).
Il povero placido cane, gli animali, l’ambiente sono anche protagonisti.
Un modo di osservare il paesaggio, che abbiamo perduto, che non ci è più consentito, ma che potrebbe essere terapeutico.
Un lavoro anticonformista soprattutto pensando che i giovani registi probabilmente sono sempre stati bombardati da immagini di tutt’altro tipo.
Grazie ai registi ed a Zalab.