Come ti chiami tu?

In un mix di formati e medium diversi, che conferiscono un aspetto più vivace, solleva in me la questione riguardante la natura del cortometraggio: si tratta di un documentario o di un cortometraggio sperimentale? Tuttavia, la sensibilità artistica della regista offre spazio alla sensibilità umana, poiché oltre a rivelare la parte felice della sua vita, come è consuetudine nei filmati di famiglia, propone riflessioni sul tempo, sull'evoluzione dei ricordi in relazione ai luoghi e sui dubbi personali e relazionali. Inoltre pare anche avere un grande controllo del mezzo cinematografico, mezzo che sfrutta per raccontare lei stessa. E non è un indice scontato. Ho trovato l'opera estremamente toccante, al punto da commuovermi profondamente. Sara Cavallaro, un nome promettente che vedremo scritto sui libri o sui diari di qualche appassionato di cinema. Un' artista che sembra rivolgersi ai grandi maestri come Jonas Mekas e Werner Herzog o come registe connazionali come la Marazzi. Se fossi un produttore, offrirei alla regista l'opportunità di proseguire questo progetto, trasformandolo in un lungometraggio.